Scrittore canosino Romolo Chiancone
Scrittore canosino Romolo Chiancone
Vita di città

Quale futuro per Canosa?

Le considerazioni di Romolo Chiancone

Un caloroso ben ritrovati ai miei vecchi lettori. E un ben trovato anche a chi mi legge per la prima volta. Comincerò col confessare che stavolta non ce l'ho proprio fatta a rimanermene ancora in silenzio, come mi sono imposto negli ultimi sette anni (tanti ne sono passati dal mio ultimo "secondo me"). Certo la lontananza mi ha aiutato, e anche tanto, a resistere alle quotidiane sollecitazioni che mi arrivano, complici i miei quotidiani collegamenti con Canosaweb.it. Bene o male, perciò, ho seguito quello che della vita cittadina veniva diffuso in rete. Ho letto l'accorato invito di Nunzio Valentino a "preparare la svolta evitando che il carro sbandi". E ancora ho resistito. Poi martedì scorso (XX settembre) ho letto alcune reazioni all'ultima pillola dell'ingegnere Valentino e ho deciso di riaffacciarmi a questa ribalta. Sarà perché credo all'importanza di certi dettagli, all'effetto evocativo di certe date... Vi dice niente XX settembre? Vorrà dire che, senza presunzione alcuna, sarà più facile tenere a mente quando ho ripreso i contatti con questa piattaforma cittadina per tentare un dialogo con i miei concittadini (i canosini, mica i padovani!), per prospettare qualche suggerimento (se ritenuto utile), per lanciare qualche idea sulla quale dialogare. Attenzione, ho detto dialogare, mica fare polemica!

E allora riassumo le premesse. Dice il Valentino: l'attuale amministrazione comunale ha "governato in trasparenza i guai di ogni giorno... ma non ha saputo guidare con entusiasmo e idee una dirigenza stanca, ultraconservatrice, attenta a evitare sbavature a valenza di codice penale. La mancanza di programmazione per il futuro... ha creato il vero vuoto d'aria che può far sbandare il carro". In buona sostanza l'accusa all'amministrazione è di aver galleggiato, con un respiro corto. La pillola conclude con un appello alla "parte sana della città" (il mondo dell'associazionismo a vario titolo), l'unica che negli ultimi tempi ha dato segnali di una vitalità che può lasciare sperare in un sussulto di orgoglio capace di disegni di più ampio respiro, con buona pace dei "commenti anche salaci dei soloni cittadini". Una mia annotazione personale: non mi è chiaro perché, parlando di società civile, l'ingegnere Valentino invochi anche un intervento della Chiesa come istituzione proprio ora che Papa Francesco l'ha finalmente indirizzata a perseguire tutt'altri obiettivi.
Per il resto, parole condivisibilissime, ma ancora, "secondo me", soltanto parole. Con l'unica eccezione di aver rilanciato l'idea di uno "studio gratuito per la rivitalizzazione del castello" (inteso come intero rione). Sono sin d'ora personalmente grato a chi si offrirà di portare avanti questo studio, e si impegnerà concretamente a farlo... ma mi pare che sia solo uno dei problemi di Canosa, e nemmeno il più importante.

Ed eccoci al seguito sui social, che brevemente riassumo. L'architetto Matarrese, condividendo in pieno la posizione dell'ingegnere Valentino, auspica uno "sforzo, che tutti insieme dobbiamo compiere... teso a sviluppare soluzioni di lungo respiro guidate e gestite da soggetti di alto profilo". L'ex sindaco Salvatore Paulicelli nota che "l'impostazione sentimentale" del problema prospettata da Nunzio Valentino ha due limiti: non fa i conti "con la ragione e soprattutto con la politica" (con le quali bisogna fare i conti per amministrare una città) e, soprattutto, non indica almeno due/tre cose concrete da fare. Conclude, poi, con una citazione calcistica, invocando per Canosa il ricorso a un modulo di gioco, evidentemente tutto da inventare e applicare in maniera condivisa. L'intervento dell'avvocato Princigalli non entra nel merito specifico e si limita alla condanna di una politica che (ormai priva di riferimenti ideologici) scivola inevitabilmente nella lite da pollaio o nello sgangherato tifo da stadio. L' ingegnere Andrea Pugliese teme che la situazione canosina sia al limite dell'accanimento terapeutico, mentre l'ingegnere Domenico Serlenga (se leggo bene) mi pare che incoraggi a sperare che la politica non sia solo malaffare.

Ed ecco le mie considerazioni.
Rilevo con piacere che, intorno a un tema cruciale per Canosa, si intravvede l'inizio di un dibattito. Mi auguro che sia solo l'inizio e che, soprattutto, l'eventuale seguito non si articoli solo fra addetti ai lavori (con i toni e secondo i crismi della più sterile, ben nota polemica di campanile) ma riesca a coinvolgere tutti quanti, a Canosa e/o da lontano, siano davvero desiderosi di una qualificata, lungimirante e articolata individuazione e programmazione delle cose (tante) da fare. Ben venga, quindi, ogni possibile scambio di idee in merito al futuro di Canosa, uno scambio di idee che però deve andare ben oltre le parole. Per mia fortuna (ma penso che sia successo anche a tanti altri) ho avuto l'opportunità di partecipare a gruppi di lavoro di volta in volta costituiti per ideare, progettare e realizzare grandi opere e/o articolati programmi; sono perciò profondamente convinto che sia indispensabile, in ogni processo decisionale, seguire rigorose e collaudate procedure finalizzate al conseguimento di un obiettivo. Procedure che perseguano il più alto tasso di probabilità di riuscita dell'intera operazione e la migliore approssimazione possibile circa i relativi costi (operativi e finanziari). In questi studi (ma sì! chiamiamoli pure così) è assolutamente fondamentale partire da una consapevolezza di base: qualsiasi progetto, già in fase di prima elaborazione, può tendere a somigliare a un libro dei sogni (ed è normalmente destinato a rimanere tale) o costituire un articolato insieme di considerazioni e tracciati che lo rendono credibile e ne annunciano la probabile (se non anche certa) futura realizzazione. In tal senso diventa fondamentale l'individuazione del suo punto d'arrivo (anche se lontano nel tempo o raggiungibile a tappe): l'obiettivo, in una parola. E allora bisogna parlare di strategia per formulare un piano che tenda a identificare un obiettivo ben definito. Che non dovrà a sua volta essere visto come obiettivo finale, perché il suo conseguimento sarà piuttosto da intendere come la conclusione della sola fase di avvio, perché l'obiettivo continuerà a essere tale e a esistere, spostando il suo termine sempre più avanti nello spazio e nel tempo per continuare a produrre i suoi effetti nel tempo e nello spazio. Non dimentichiamoci che stiamo chiacchierando sul futuro di Canosa... e il futuro non finisce mai, perché dopodomani è il futuro di domani e così via!

A causa dell'auspicabile aspirazione a durare nel tempo, già in fase di progettazione sarà perciò necessario pensare anche alla gestione futura dell'obiettivo, ivi compresa l'ordinaria gestione e manutenzione di tutto quanto all'obiettivo afferisce. Ordinaria amministrazione e manutenzione, pertanto, dovranno costituire parte integrante e ineliminabile dell'intero progetto, sin dalle prime mosse, con particolare riguardo agli impegni e ai costi che ne derivano. Domanda: quando un obiettivo (e quindi il relativo progetto) si può definire strategico? Evidentemente quando (e se) deriva da una strategia e una qualsiasi strategia dovrà rispondere a una serie di altri interrogativi:Dove vogliamo arrivare?Perché vogliamo arrivarci?Quando vogliamo arrivarci?Come vogliamo arrivarci?Quanto costa (non solo economicamente) arrivarci? A questi interrogativi dovrebbero rispondere, ciascuno per le sue competenze, coloro che si volessero occupare della discussione preliminare ancor prima di mettersi a lavorare per l'elaborazione del progetto vero e proprio. Concludo, per lasciare la parola agli altri che (spero in tanti) vorranno portare il loro contributo di idee, conoscenze teoriche ed esperienze concrete intorno alla tavola rotonda (al momento solo virtuale) che mi auguro Canosaweb vorrà tenere aperta. Grazie per l'attenzione dedicatami e... a voi la parola!
Romolo Chiancone
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