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Vita di città

Sante Valentino: replica su l'Oplita, Ob Amorem Patriae

Mi è sembrato alquanto esagerato ed inopportuno sollevare una tale questione e per di più reiterarla maniacalmente

Sono certo che Adamo non abbia sofferto così tanto l'asportazione della costola quanto il maestro Peppino Di Nunno che probabilmente non gode di una solida struttura musco-scheletrica come il suo progenitore.

Non pensavo certo di essere così chirurgico ed urtare cotanta sensibilità solo per aver messo sulla bocca dell'innocente e valoroso oplita, sicuramente morto per la patria, le parole latine "ob amorem patriae". Tanta criticità condita da un ingiustificato ardore polemico potrebbe non avere senso se a monte non ci fosse stata una certa suscettibilità dello stilus magistri che trova sicuro fondamento nel classico principio della visibilità sopra tutti e a tutti i costi. Non posso al riguardo non rammentare una recente mal celata sofferenza dell'insigne maestro manifestata nei miei riguardi, che mi è giunta all'orecchio l'estate scorsa, in occasione del "Premio Diomede" che i miei concittadini mi hanno accordato. (.....)

Non si può nascondere il vero volto dietro un semplice motto facendolo passare come di propria esclusiva creatività visto che è stato tratto, come taluni altri hanno fatto, attingendo alle fonti classiche latine che come ben si sa hanno carattere di universalità e come tale sono patrimonio di tutti. Il motto in discussione trovasi citato in molte opere come ad esempio in quella versione mitologica in latino di "Teseo ed Arianna", ove si dice: " ...ita theseus, ob amorem patriae, cives suos a mostro saevissimo servavit...".

Mi è sembrato alquanto esagerato ed inopportuno sollevare una tale questione e per di più reiterarla maniacalmente. Spiace dare tanta sofferenza ad un compaesano che è encomiabile sotto il profilo della ricerca della storia patria, anche se spesso ci propina un'apologia genealogica, ma si sa quanto il tappeto rosso del social sia fonte di tentazione per ostentazioni personalistiche. Certo è stato alquanto ingeneroso, il maestro, a prendersela con l'innocente oplita probabilmente sacrificatosi sull'altare dell'amor patrio e che certamente non trova più emuli ai giorni d'oggi specie tra quelli che antepongono l'amor proprio; ma lui, il nostro milite, voleva sottolineare, in una lingua più vicina a noi, il proprio sacrificio che non è stato sicuramente una semplice iperidrosi delle mani e dei piedi. Comunque lui la conosce bene la differenza tra il latino ed il greco, quello che non sa e chiede gli venisse spiegato dall'esimio maestro , vista la competenza in materia, è la differenza tra megalomania e vertigine da protagonismo; gliene sarebbe sicuramente assai grato. Se poi il nostro maestro non ha nulla da nascondere o da vergognarsi e sarà capace di non abbassare ancora una volta lo sguardo, l'oplita sarà lieto di porgergli il suo saluto all'insegna della buona educazione e del comune intento di servire il paese "OB AMOREM PATRIAE".

Absit iniuria verbis
Sante Valentino
OB AMOREM PATRIAE
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