Brexit
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Politica

L’Europa dei balocchi

La certezza dell'incertezza comunitaria

Nel capitolo trentesimo della celeberrima opera di Carlo Collodi "Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino" , il protagonista è in procinto di compiere il più grande passo della sua vita: smettere di essere un burattino e diventare un ragazzo. Cosa succede poi è probabilmente noto a tutti. Trascinato da un incosciente ed esasperato fervore giovanile e dal bisogno di accettazione adolescenziale, Pinocchio disobbedisce ai propri doveri e si proietta nel Paese dei Balocchi, dove tutto è una cuccagna. Lucignolo persuaderà Pinocchio con queste parole: «Dove vuoi trovare un paese più sano agli altri ragazzi? Lì non vi sono scuole, non vi sono maestri, non vi sono libri. In quel paese benedetto non si studia mai. Il giovedì non si fa scuola: ogni settimana è composta di sei giovedì e una domenica… Ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili».
Pinocchio, dinanzi ad un simile racconto, si mostra titubante non senza quel mimino grado di consapevolezza di rispettare gli ordini della Fata, per diventare un ragazzo e poi chissà, un adulto. Ma la scelta sarà contraria e col senno di poi, quella sbagliata. Ieri in Europa si è registrata una delle giornate più importanti del nuovo millennio storico. Dal remain al leave, dagli errori degli exit poll all'autorità del voto popolare. Il Regno Unito ha deciso: è fuori dall'Unione Europea, non senza contraddizioni e spaccature. Perché se il complesso premia il Brexit, vero è che dalle parti di Scozia e Nord Irlanda si è pensato (e votato) esattamente il contrario. In questo ventaglio di incertezze economiche prima, politiche poi, ciò che succederà non è ancora esattamente definibile, a maggior ragione per una Istituzione che non ha mai saputo dare segnali forti sulla risoluzione delle questioni internazionali, ancor meno delle proprie. Forse l'errore fiabesco si è davvero concretizzato. La convinzione che tutto sarebbe stato controllato senza strascichi di tale entità. Forse le strade per Regno Unito e Ue si dividono e complicano a vicenda, in un labirinto nel quale di decifrabile c'è poco se non per i "classici" fenomeni "a caldo" (deprezzamento sterlina, crollo dei mercati, crollo del petrolio, instabilità politica e partiti della destra nazionalista sul carro dei vincitori). A volerlo sapere di vincitori certi ancora non ve ne sono. Di vinti, quelli pare ve ne siano, e possano essere a ben vedere selezionati senza bisogno di analisi geopolitiche. L'Europa paga l'incapacità di rispondere da anni alla fatidica domanda: che cosa sono/siamo? Gli errori si pagano e talvolta ad un prezzo altissimo. A questa Europa serve molto di più di un grillo parlante e di una Fata. Fortuna che di giovedì nel mondo reale ce n'è solo uno (a settimana).
Cosimo Cataleta
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