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Consorzi bonifica: audizioni nella Commissione d'indagine

Le motivazioni della situazione debitoria

Seduta di audizioni quella di ieri della Commissione di indagine sulla gestione dei Consorzi di bonifica (Cdb). Sono stati ascoltati i presidenti e i direttori del Consorzio di Capitanata e di quello del Gargano, il sub commissario regionale e i direttori di quelli commissariati Terre d'Apulia, Ugento Lì Foggia e Arneo e Stornara e Tara), nonché il rappresentante dell'ANBI Puglia (Associazione nazionale consorzi di tutela gestione territorio e acque irrigue). L'obiettivo della commissione è stato quello di comprendere le motivazioni che hanno portato a una situazione debitoria complessiva dei consorzi nell'ordine di poco meno di 220 milioni, di cui 134 sono costituiti da debiti nei confronti della Regione, che negli anni precedenti ha provveduto alle anticipazioni relative al pagamento del tributo 630 (che fino al 1999 è stato pagato). Successivamente sono intervenute delle sentenze della Corte di Cassazione che hanno subordinato il pagamento del tributo al beneficio diretto specifico che ha indotto molti operatori a non pagare. Di qui il consolidarsi progressivo della situazione debitoria. Il disavanzo corrente - è stato detto - è spalmato su tre dei quattro ambiti in cui operano i consorzi: bonifica canali 9 milioni, irrigazione 9 milioni, acquedotti rurali 6 milioni circa. Le dighe (presenti solo nella provincia di Bari) risultano in attivo. A questo si aggiunge la spesa per i contenziosi (banche, Enel, ditte appaltatrici, Inps, etc). Il disavanzo complessivo originario ammontava a 270 milioni ed è stato ridotto a 220 dal vecchio commissario straordinario Stanco che ha terminato il suo mandato alla fine del 2015. Ci sono margini per ridurlo ancora, come ha chiesto il presidente della commissione Franco Stea? In parte sì procedendo all'accorpamento di alcune funzioni, all'alleggerimento del peso anagrafico del personale (età media attuale 56 anni), alla omogeneizzazione delle tariffe tra i vari consorzi e alla manutenzione straordinaria delle reti. In questa maniera si potrebbe ottenere una riduzione ulteriore del disavanzo nell'ordine del 30-40 %. E' strato chiarito anche che il 360 è un tributo sull'immobile e non una tassa. Il suo pagamento è dovuto al fatto che lo stesso immobile (per esempio un terreno) è servito da una rete idrogeologica. Altra criticità emersa dalle relazione dei rappresentanti dei consorzi riguarda l'altissima incidenza delle perdite nelle reti nell'ordine del 60, 70 %, dovute alla manutenzione venuta meno da diversi anni. I consorzi chiedono anche il riconoscimento da parte della Regione delle spese generali, come d'altronde si verifica in altre regioni. Il presidente Stea ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto nei due consorzi non commissariati (Capitanata e Gargano) e ha chiesto la loro collaborazione per introdurre la loro organizzazione del lavoro negli altri consorzi. "Me ne farò latore con il presidente Emiliano - ha aggiunto -. Dobbiamo uscire da questa situazione nell'arco di tre anni".
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